Puoi leggermi in4 Minuti, 17 Secondi

Buongiorno e no, non sono impazzita. Questo mese dico sì alla plastica. Di questo argomento avrei voluto tanto parlare qualche mese fa, ma poi è stato sollevato un polverone enorme sui social per colpa di un broccolo e della pellicola che lo avvolgeva, così mi sono tenuta lontana dal vespaio.

Come dicevo in uno degli ultimi post su Instagram, il mio metodo di diffusione dell’ecologia è quello di osservare la mia vita, cercare di capirla e trovare alternative davvero sostenibili. Le polemiche inutili e l’arroganza non mi piacciono.

Definizione di plastica

Il termine “plastica” può creare un po’ di confusione nelle nostre testoline di “non addetti ai lavori” e sentirci dire in continuazione che negli oceani nel 2050 ci saranno più sacchetti che pesci non ci aiuta a pensare lucidamente.

Molto semplicemente, la plastica in chimica è un polimero, cioè una sostanza le cui molecole sono composte da monomeri, singole particelle più piccole. Ora, detto così sembra una cosa difficilissima. Per semplificarlo (e mi scusino gli scienziati), possiamo pensare ad un treno: il singolo vagone è un monomero, tutti i vagoni attaccati assieme sono un polimero. Questi “pezzi” sono tenuti assieme da cosiddetti legami chimici (chimico si può dire di un blog di ecologia, giuro. Nel caso ti fossi pers* l’articolo sui termini dell’ecologia, ti lascio il link a fine articolo).

La plastica è tutta uguale?

A questo punto ci dobbiamo chiedere: ma questa sostanza così diffusa e additata come pericolosa e cattiva, di cosa è fatta veramente?

La plastica può derivare da diverse sostanze, la più famosa di tutte è sicuramente il petrolio, ma sempre più diffuse sono le cosiddette “bioplastiche” e le plastiche che derivano dal riciclo, dal gas, carbone e legno.

Un accenno al significato di bioplastica: è un materiale che si ottiene dalla lavorazione di biomasse, cioè grosse quantità di materiale organico (tipo la cacca!), in questi casi soprattutto vegetale.

Un esempio di queste plastiche sono le confezioni che ha presentato PuroBio al Sana di quest’anno, che derivano dalla lavorazione dei residui della canna da zucchero. Trovi il mini-video in cui vengono mostrate nella mia IGTV su Instagram.

Link a fondo pagina

Ogni plastica può assumere caratteristiche diverse sia in base al materiale di partenza che in base a come viene lavorata e a particolari additivi ad essa aggiunti, quindi dire che la plastica sia inutile e vada abolita per sempre è un pochino esagerato.

Vediamo subito qualche esempio di problematiche legate ai diversi tipi di plastica:

  • La bioplastica è poco adatta a contenere cosmetici che contengano oli essenziali, perché si può “corrodere” proprio a causa di questi ultimi.
  • Le confezioni di plastica totalmente riciclata sono molto fragili, per questo è impossibile creare una plastica 100% riciclata. Di solito a quella riciclata viene aggiunta plastica “vergine”.
  • La creazione di plastiche a partire da carbone o legno è molto costosa in termini economici e di scarti di lavorazione, senza contare che in alcuni casi potrebbe incentivare il disboscamento.
  • L’estrazione e la lavorazione del petrolio è da sempre fonte di problematiche ambientali ed economiche non indifferenti.

Quindi è sbagliato dire Plastic Free?

Ultimamente dire “NO alla plastica” è diventata una moda e come tutte le mode c’è chi ci marcia sopra e chi si accoda per non sentirsi “indietro”, ma spesso questo comporta mancanza di informazioni, soprattutto sui social.

Aderire a questa o a quell’altra sfida Plastic Free senza capire a fondo cosa si intenda con quel termine, a mio avviso è poco utile, soprattutto se nessuno ci spiega nel dettaglio perché lo stiamo facendo e colma il nostro vuoto di informazioni.

Quindi che vuol dire Plastic Free? Singifica tante cose:

  • Capire quando la plastica è necessaria o utile. Se si è così diffusa avrà pure dei vantaggi non indifferenti.
  • Innescare il ragionamento relativo (caso per caso): una di quelle strutture mentali che ci permette di evolvere.
  • Capire che il problema è l’uomo, l’uso che ne fa e soprattutto la dispersione dei rifiuti nell’ambiente (e questo vale anche per altre sostanze, anche quelle “naturali”).
  • Osservare quando il monouso può essere evitato. Spesso la plastica (ma anche la carta) ci rende tanto comoda la vita quanto riempie il nostro cestino di rifiuti che non verranno correttamente smaltiti.
  • Capire che il riciclo non è l’unica soluzione, ma una delle possibilità che ci aiuta a migliorare.
  • Sollecitare le istituzioni a prendere sul serio questo problema e cercare soluzioni su larga scala, dove i singoli non possono arrivare.

Cosa faremo questo mese?

Questo mese la sfida per l’Agenda della Fortuna è #plasticsì, cercheremo insieme la plastica che ci è utile in casa nostra, e tenteremo di capire il materiale e la sua riciclabilità.

Ogni settimana troverai un articolo che parlerà di” plastica buona”, scritto da me assieme ad un ingegnere dei materiali e a fine mese sotto questo post troverai un riepilogo di tutti gli argomenti trattati.

Seguimi su Instagram per avere tutti gli aggiornamenti e i consigli e mandami una foto della plastica che hai a casa e di come la utilizzi o la differenzi. Ti basterà taggare Ecorisparmiare e usare l’hashtag #PlasticSì.

Link utili

Happy
Happy
0 %
Sad
Sad
0 %
Excited
Excited
0 %
Sleepy
Sleepy
0 %
Angry
Angry
0 %
Surprise
Surprise
0 %

Lascia un commento